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CARLO
SAGRADINI
nato a Bologna il 7/12/xx
La Genesi
In principio un ragazzo ed una ragazza di Forlì cominciarono
ad amarsi in mezzo ai campi. Fecero del loro meglio per ottenere
un figlio perfetto e nacque così il fratello di Carlo. Dopo
4 anni, non contenti di avere solo un maschietto, e per superare
loro stessi, decisero di volere anche una femminuccia. Tornarono
dunque nei campi e dopo nove mesi venne al mondo la sorella di Carlo.
Dopo altri 4 anni i suoi genitori (sempre di Carlo) si trasferirono
a Casalecchio di Reno (Bo) per motivi di lavoro e intanto i due
primogeniti venivano su che era una bellezza: erano intelligenti
e mostravano già di essere portati per lo studio. Non poteva
essere altrimenti: avevano dato tutto per quei due bambini. E fu
proprio in quel momento che arrivò Carlo! Quando nessuno
lo voleva, quando ormai per lui non era rimasto quasi più
niente, lui, ancora spermatozoo, prese quel poco che era rimasto
di buono dal babbo e fecondò la mamma. Una volta dentro rovistò
un po' in giro e prese anche lì quello che i suoi fratelli
gli avevano lasciato... trovò anche della Simmenthal, degli
avanzi di ricotta (scaduta) e diventò feto. Era il 7 Dicembre
del xx, quando, alle 16 di una domenica piovosa a Villa Erbosa di
Bologna, venne fuori dal suo buco preferito. Gli tirò una
monetina dentro ripromettendosi che prima o poi un giorno sarebbe
dovuto tornare dentro a qualcosa di quel tipo. A parte le botte
che gli diedero appena uscito, la cosa che lo colpì maggiormente
fu lo sguardo scocciato da parte di tutti. Avete presente quando
arrivate ad una festa a cui non eravate stati invitati? L'unica
cosa che pensò fu: "Cominciamo bene…".
I Primi anni
Nonostante le previsioni, cresceva amato e coccolato come un figlio
normalissimo anche se, essendo l'ultimo, si beccava tutto quello
che avevano già usato i suoi fratelli: giocattoli, box, passeggino…
gli risparmiarono giusto i pannolini. Cominciò a frequentare
l'asilo che era situato a 10 metri da casa sua e già lì
iniziò a mostrare una certa ingenua curiosità per
il sesso femminile. Precoce? No affamato! Fu proprio lì che
scrisse la sua prima poesia "La piccola ferita". Le elementari
passarono con scioltezza: lo studio ancora non era impegnativo e
poteva sbattersene tranquillamente.
I GIOCHI: Passava il tempo a imitare i Chips girando su una Graziella
azzurra, giocava a tappini, biglie, monopoly, nascondino e all'immancabile
calcio da cortile. Beata gioventù! I suoi unici problemi
al tempo erano non possedere una Bmx e non riuscire a comprare l'ultima
scatola dei Lego. Cominciò a dar prova del suo genio proprio
con il mitico gioco dei mattoncini: i suoi amichetti andavano regolarmente
a trovarlo per vedere cosa aveva costruito durante la settimana.
Tra lui e suo fratello avevano accumulato un sacco di pezzi e non
c'era nulla che non riuscisse a costruire: fece per esempio una
balestra, un'astronave che si trasformava in base spaziale, un distributore
di caramelle a monetine, una monorotaia motorizzata, una funivia,
una gabbia per criceti, una pista per biglie ecc. ecc. Partecipò
anche ad un concorso regionale piazzandosi terzo grazie alla costruzione
di un robot motorizzato alto un metro.
I DANNI: I primi anni furono gli anni dei malestri, ma chi non ne
ha fatti? Palpò numerose bimbe, fece esplodere qualche raudo
di troppo, torturò creaturine innocenti e rubò anche
degli ovetti Kinder in qualche negozio. Addirittura, ascoltando
una conversazione di suo padre in cui si lamentava che il loro garage
era pieno di cianfrusaglie (roba accumulata col tempo e di difficile
collocazione, ma comunque con un valore affettivo), Carlo, bimbo
intraprendente, pensando di fargli un favore decise di organizzare
una lotteria... i premi ovviamente erano le cianfrusaglie. Pensate
al suo povero babbo quando vide girare per il paese dei bimbi con
la sua amata roba.
LE FERITE: Oltre ai mille capitomboli in bici, le innumerevoli sbucciature
alle ginocchia, c'è da segnalare, in particolar modo, un
incidente avvenuto a causa di un piccolo errore di calcolo. Stava
scappando da suo fratello, che per gioco gli correva dietro con
un incursore anale, e si lanciò sul divano. Purtroppo, ahimè,
il salto risultò troppo corto e andò a sbattere contro
lo spigolo del suo fantastico divanetto in legno fine '800. Ora
Carlo sfoggia una cicatrice modello Capitan Harlock sopra al sopracciglio
sinistro.
Le Cose si Complicano...
Una volta cominciate le medie, iniziarono anche i primi problemucci:
a parte la minima voglia di studiare, scelse per non so quale motivo
di fare francese e l'unica materia in cui andava bene era educazione
artistica. I genitori si facevano in 4 per farlo mettere sotto,
ma era un caso disperato. Oltre ad essere un gran vagabondo era,
a dispetto dei suoi compagni di classe, bassissimo e con ancora
lineamenti da bambino. Questo fu un peso che si portò dietro
fino alle superiori. Comunque riuscì per il rotto della cuffia
a non esser bocciato per tutti i tre anni delle medie. Quando gli
si presentò la scelta delle superiori, considerato che l'unica
cosa per cui sembrava portato era il disegno, optò, assieme
ai genitori, per l'Istituto d'Arte di Bologna (unica scuola al mondo
in cui non si studia una lingua). Era nella sezione di pittura...
infatti in quel periodo ne combinava di tutti i colori: si pensa
abbia battuto tutti i record di assenze della scuola all'insaputa
dei genitori, arrivò addirittura a fingere mali improvvisi
per non andare a scuola. Non finse invece quando ebbe un attacco
di appendicite degenerata poi in peritonite. Ci furono delle complicazioni
dopo il primo intervento e così fu operato una seconda volta.
In pratica per una semplice appendicite rischiò le penne
e si fece un mese di ospedale. Ora ha 13 punti sul pancino. Quando
tornò a scuola i professori ebbero pietà di lui per
il tempo che aveva perduto, ma il destino non fu con lui altrettanto
magnanimo. Infatti, il primo giorno che uscì di casa, dopo
un'estenuante convalescenza (era arrivato a pesare 48Kg), venne
investito da un'auto... Un giorno di ospedale, solo una botta e
niente punti. Per ottenere il diploma del terzo anno all'I.S.A.B.
ne impiegò 5, ma adesso possiede un foglio che attesta che
è un "maestro d'arte..." sti cazzi! Chiamatelo
dunque maestro! Una mattina sua madre si svegliò con la voglia
di andare via da Casalecchio e si trasferirono tutti a Sasso Marconi.
Per lui fu un vero trauma. Il padre stufo di mantenergli gli studi
gli impose di trovarsi un lavoro, che trovò quasi subito
presso la cartoleria Sterlino di Bologna dove conobbe, durante un
torneo di Kick Off per Amiga, Giacomo (il tastierista). Quello fu
un bel periodo per lui: vendeva computer e videogames, prese la
patente, andava al cine, al bar a giocare a carte, al Cocoricò,
in campeggio al mare, insomma era un ragazzo come tanti . Finchè
una mattina gli arrivò una cartolina dallo Stato... non c'era
nemmeno la foto col paesaggio. Un anno all'Ospedale di Udine come
infermiere al reparto ortopedia... non chiedetegli perché
l'abbiano messo lì perché non lo sa nemmeno lui.
Ormai è un ometto e forma i Gem Boy!
Tornato dal milite cominciò la sua vita di vero lavoratore
nel campo energetico. Il padre, infatti, gli aveva già spianato
la strada per entrare nel duro mondo del lavoro. E così si
ritrovò a fare i lavori più inadatti a lui di questo
mondo: a cominciare dalla manutenzione ai distributori Agip. Infatti,
Carlo sa perfettamente come è composta e come funziona una
pistola di erogazione o una pompa di benzina. Che cultura eh? Lavorò
poi nel campo della distribuzione cittadina del gas e dell'acqua.
Ispirato forse da Luca Carboni, si comprò una moto usata
(Dominator), ma dopo aver preso qualche pioggia di troppo, capì
di non avere lo spirito del motociclista. Ma fu proprio in quel
periodo che cominciò a frequentare assiduamente Giacomo e
la sua tastiera. Sperimentò con lui, per la prima volta,
le sue doti canore e si accorse che era in grado di scrivere anche
delle cose simpatiche e profonde. Così, dopo varie canzonette
sui loro amici (soprattutto Madda), per gioco nacque il primo brano
dal titolo "Sì lo so che sono grosso" (un brano
dal grande spessore che prendeva in giro i palestrati). Carlo sentiva
dentro che stava nascendo qualcosa, c'era come un monolito nero
in lui e a questa cosa bisognava dare un nome e immortalarla per
ricordarla nei secoli. Dopo lunghi e accurati studi (20 secondi
circa) pronunciò il primo nome che gli venne in mente: Gem
Boy. Non immaginava minimamente quanto questo nome l'avrebbe segnato
negli anni a venire. Qualche mese dopo, frequentando alcuni festini
sadomaso (ma solo da contemplativo) e rasente ad un muro, fece la
conoscenza di Davide (il chitarrista). Quando lo vide capì
subito che era un musicista: con tutta quella roba in pelle piena
di borchie doveva essere di sicuro un amante del genere Heavy Metal.
Cominciarono così ridendo e scherzando a fare i primi live
in tre. Ma, nonostante fossero nati già pezzi famosi come
"Voglio farla finita" o "La mia donna è un'estetista",
Carlo si accorse che mancava qualcosa. Proprio quando pensava di
essersi scordato di mettere le mutande, ecco che giunse Davide che
gli presentò Siro e Alex. A quel punto erano al completo
e da lì in poi fu tutta discesa. Ovviamente sulla strada
Carlo incontrò anche qualche macigno (Max) che, a parte qualche
ammaccatura, gli portò fortuna. Nel 1999 fece il grande passo
della sua vita si licenziò dal suo lavoro sicuro e ben retribuito,
per dedicare anima e corpo ai Gem Boy. Pazzia? Forse, ma almeno
ora può dire che ci ha provato. Oggi i sui fratelli si sono
laureati, vivono con le loro rispettive famiglie e si sono affermati
nel mondo del lavoro. Lui, la pecora nera della famiglia, senza
manco uno straccio di diploma, vive ancora con la mamma e campa
a stento cantando. Ma si diverte un sacco…alla facciaccia
loro e vostra. |
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